Oggi allenare i giovani al gioco del calcio non è un compito semplice. Occorrono infatti diverse qualità, tecniche, tattiche, educative, psicologiche, comunicative e relazionali.
Certamente è da prendere in considerazione il fatto che quando si opera nell'attività di base, cioè con bambini da 6 a 12/13 anni, l'allenatore diventa un educatore e cioè il maestro per i giovani.
Al tempo stesso non può e non deve avere le stesse caratteristiche e gli stessi compiti che hanno gli allenatori di categoria superiore. Il tecnico giovanile deve essere consapevole che la sua opera ha una valenza formativa, deve essere in grado di modulare la sua proposta tenendo conto delle caratteristiche di ogni età.
Troppi sono i tecnici malati di agonismo e inconsapevoli assertori di specializzazioni precoci.
La realtà didattica nell'insegnamento giovanile non può fare a meno della sua matrice educativa, che la differenzia drasticamente rispetto ai metodi utilizzati con gli adulti.
Un bravo maestro di calcio deve far apprendere con semplicità e metodo gli obiettivi didattici, sia individuali che di squadra. La sola abilità nel mostrare il gesto tecnico non basta; egli deve soprattutto conoscere il metodo migliore per trasmettere il proprio sapere e farlo apprendere stabilmente. Deve inoltre mostrarsi sensibile e umile nel saper cambiare e riadattare la propria programmazione in risposta alle nuove abilità acquisite ed ai progressi conseguiti.
Attenzione però, perché il maestro di calcio segue un percorso formativo a lungo termine, in cui premia gli sforzi conseguiti e non castiga per gli errori commessi! Non mette sulla bilancia i risultati, ma crea motivazioni, incoraggiamenti al miglioramento delle proprie capacità individuali e di squadra. Crea un ambiente ideale dove tutti possono esprimersi liberamente, dove ci sia divertimento, ma nel profondo rispetto delle regole.
Ciao e alla prossima.
(post di Eugenio Bezzi)
Certamente è da prendere in considerazione il fatto che quando si opera nell'attività di base, cioè con bambini da 6 a 12/13 anni, l'allenatore diventa un educatore e cioè il maestro per i giovani.
Al tempo stesso non può e non deve avere le stesse caratteristiche e gli stessi compiti che hanno gli allenatori di categoria superiore. Il tecnico giovanile deve essere consapevole che la sua opera ha una valenza formativa, deve essere in grado di modulare la sua proposta tenendo conto delle caratteristiche di ogni età.
Troppi sono i tecnici malati di agonismo e inconsapevoli assertori di specializzazioni precoci.
La realtà didattica nell'insegnamento giovanile non può fare a meno della sua matrice educativa, che la differenzia drasticamente rispetto ai metodi utilizzati con gli adulti.
Un bravo maestro di calcio deve far apprendere con semplicità e metodo gli obiettivi didattici, sia individuali che di squadra. La sola abilità nel mostrare il gesto tecnico non basta; egli deve soprattutto conoscere il metodo migliore per trasmettere il proprio sapere e farlo apprendere stabilmente. Deve inoltre mostrarsi sensibile e umile nel saper cambiare e riadattare la propria programmazione in risposta alle nuove abilità acquisite ed ai progressi conseguiti.
Attenzione però, perché il maestro di calcio segue un percorso formativo a lungo termine, in cui premia gli sforzi conseguiti e non castiga per gli errori commessi! Non mette sulla bilancia i risultati, ma crea motivazioni, incoraggiamenti al miglioramento delle proprie capacità individuali e di squadra. Crea un ambiente ideale dove tutti possono esprimersi liberamente, dove ci sia divertimento, ma nel profondo rispetto delle regole.
Ciao e alla prossima.
(post di Eugenio Bezzi)


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